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Il Coefficiente individuale consente di cogliere le specificità del singolo contribuente che sono persistenti nel tempo ma non direttamente osservabili. È calcolato sulla base dei dati delle precedenti otto annualità dichiarative relative agli studi di settore, ai parametri, agli ISA e alle dichiarazioni dei Redditi presentate tramite il Modello Unico. Ne parliamo con Eliana Fusco, analista statistico in SOSE.

 

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Il Coefficiente individuale  consente di cogliere le specificità del singolo contribuente che sono persistenti nel tempo ma non direttamente osservabili. È calcolato sulla base dei dati delle precedenti otto annualità dichiarative relative agli studi di settore, ai parametri, agli ISA e alle dichiarazioni dei Redditi presentate tramite il Modello Unico. 

Tale coefficiente permette di evidenziare le differenze nella produttività dei contribuenti dovute, ad esempio, a diverse abilità manageriali o al potere di mercato che persistono durante l’intero arco temporale degli otto anni e che non sono direttamente rilevabili, ovvero per le quali non sono disponibili dati specifici. 

Nell’ambito degli Indici Sintetici di Affidabilità fiscale, le stime dei   Ricavi per addetto e del Valore aggiunto per addetto sono personalizzate per il singolo contribuente sulla base del coefficiente individuale.  

Nella predisposizione degli ISA, per le stime econometriche si utilizza un modello statistico-matematico ad effetti misti, in cui sono presenti sia effetti fissi sia effetti casuali. In questo ambito, il coefficiente individuale rappresenta l’effetto casuale, che consente di cogliere tutto ciò che non viene colto dai coefficienti delle funzioni di regressione che rappresentano invece gli effetti fissi del modello.  

La combinazione di questi due effetti consente di individuare la condizione di ciascun contribuente con un maggiore dettaglio, tenendo quindi conto dei suoi comportamenti nel tempo. 

Pertanto, a parità di condizioni, ad un coefficiente individuale positivo è associata una maggiore stima che mette in evidenza situazioni di produttività maggiore rispetto al settore, mentre ad un coefficiente individuale negativo è associata una minore stima evidenziando situazioni di minore produttività rispetto alla media del settore di appartenenza. 

Se, ad esempio, un’impresa ottiene un coefficiente individuale per la stima dei ricavi pari a 0,04 ciò sta a significare che, rispetto alle altre imprese del suo settore, tale azienda ha una migliore produttività dei ricavi per addetto del 4%. Se, invece, la stima del coefficiente restituisce un valore negativo come -0,25, vuol dire che l’impresa, rispetto alle altre del settore, ha una produttività dei ricavi per addetto inferiore del 25%. 

Le modalità di calcolo del coefficiente individuale sono le medesime per entrambe le funzioni di stima; pertanto, quelle relative al coefficiente individuale per la stima dei Ricavi per addetto coincidono con quelle relative al coefficiente individuale per la stima del Valore aggiunto per addetto. 

La procedura è stata ulteriormente affinata rivalutando l’effetto del coefficiente individuale positivo, qualora si verifichi una riduzione dei ricavi dichiarati nell’anno di applicazione rispetto agli anni precedenti. 

L’intervento apportato prevede che, al presentarsi di determinate condizioni, il coefficiente individuale sia adattato all’entità della flessione dei ricavi dichiarati nell’anno di riferimento rispetto al passato e al peso del coefficiente individuale nella stima dei ricavi e del valore aggiunto.