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Il 18 settembre è il primo Internationl Equal Pay Day, ovvero la prima Giornata Internazionale dell’Equità Retributiva, istituita dall’ONU per sottolineare la necessità di combattere una delle forme più odiose di discriminazione nei confronti delle donne che è quella salariale. Secondo i dati di Eurostat del 2017 in Italia la differenza in busta paga fra uomo e donna è del 5% contro una media europea del 16% ma le differenze aumentano di molto se si va a guardare la differenza tra settore pubblico e privato e se si considera che il tasso di occupazione femminile italiano è ancora al di sotto della media UE. Per parlarne abbiamo con noi Carlo Veturi, Chief Financial Officer e Human Resources qui in SOSE.

Testo Podcast

Buongiorno e ben trovati a una nuova puntata del podcast dunque oggi è il primo International Equal Pay Day, ovvero la prima giornata internazionale della equità retributiva, istituita dall’Onu per sottolineare la necessità di combattere una delle forme più odiose di discriminazione nei confronti delle donne che è quella salariale. Secondo i dati di Eurostat del 2017 in Italia la differenza in busta paga tra uomo e donna è in media del 5% contro una media europea del 16% ma le differenze aumentano, e di molto, se si va a guardare la distanza tra settore pubblico e settore privato e se si considera che il tasso di occupazione femminile in Italia è ancora al di sotto della media europea. Per parlare di questo tema abbiamo con noi Carlo Venturi Chief Financial Officer e Human Resources qui in SOSE. 

D - Allora dott. Veturi, buongiorno anzitutto e grazie. Abbiamo visto i dati sul gender pay gap. Perché è così importante prendere posizione su questo tema e cosa significa per la nostra economia presentare dei dati ancora così complessi? 

R - Grazie e buongiorno Gabriele. Cerco di dare una risposta duplice: una sotto il profilo più economico uno su quello più sociale. Dal punto di vista economico, senza il lavoro delle donne una massa importante di forza lavoro sarebbe rimasta inutilizzata e non ci sono dubbi che questo nel mondo contemporaneo sia fondamentale. L’economia ha bisogno dell’intelligenza, della capacità di intuizione, della capacità anche di lottare nel mondo del lavoro che è propria delle donne. 

Da un punto di vista sociale la rivendicazione di un ruolo attivo nella società, oltre che legittimo, rappresenta una forza che difficilmente può essere contenuta o ignorata da politiche maschiliste. 

Su questo aspetto l'Italia non sembra agli ultimi posti e questo grazie alla forte presenza femminile nella Pubblica Amministrazione, settore che migliora la performance italiana rispetto ai paesi europei. Come mai nella Pubblica Amministrazione c'è questa maggiore presenza femminile? Una spiegazione è sicuramente legata alle tutele sociali e salariali che sono garantite dai contratti pubblici ma in realtà questo è un aspetto superato dal fatto che questo tipo di tutele esistono anche nei contratti privati. È un fatto invece che in Italia nella Pubblica Amministrazione si assume per concorso pubblico e ciò significa che chi si presenta e vince viene assunto, indipendentemente dal gender, ed evidentemente c'è un numero di donne che si presentano e vincono i concorsi pubblici più alto rispetto agli uomini, certamente anche per via della maggiore qualità della loro performance.  

D - Bene, quindi il Gender Pay Gap si conferma un tema cruciale e strategico da molti punti di vista. Come si relaziona SOSE al tema, qual è la politica aziendale su questa questione? 

R - La mia risposta è un po’ strana apparentemente perché non c'è nessuna politica a riguardo, nel senso che noi impostiamo le nostre politiche relative al recruitment, alla formazione, all’inquadramento e alla carriera, e in generale alla retribuzione che ne consegue, indipendentemente dal gender. La riprova che non facciamo distinzione ma andiamo a verificare le competenze e le conoscenze che avevamo richiesto è dimostrata dal fatto che abbiamo assunto più donne che uomini e attualmente siamo al 56% di presenze femminili. Se poi andiamo a verificare l’inquadramento e la successiva carriera anche da questo punto di vista noi non facciamo nessuna distinzione tra uomini e donne e la carriera, e la relativa retribuzione, è legata a ciò che di meglio le persone esprimono, all’esperienza acquisita, alle competenze riscontrate. Se andiamo a vedere poi i vari livelli la presenza femminile è forte e la ritroviamo anche più alta del 56% nei livelli più alti. Un problema che esiste è quello dei dirigenti, dato che fino a ieri non avevamo una donna tra loro, ma oggi c’è e questo significa che stiamo anche lì cambiando le cose. Il fatto che precedentemente non ci fossero donne dirigenti deriva un po' dalla storia di SOSE ma anche di ciò che ha preceduto questa azienda, per esempio nelle società di informatica come SOGEI, da dove provengono molti dei nostri quadri, la presenza femminile tra i livelli alti era minore perché 30-40 anni fa i laureati in informatica o in ingegneria elettronica erano prevalentemente uomini. Quindi, ribadisco, non esiste una politica specifica, e tuttavia seguiamo linee di azione in favore delle donne ad esempio nel momento della maternità, perché noi non interrompiamo la carriera anzi la rispettiamo come se ci fosse continuità, e inoltre nell’erogazione dei premi aziendali, sia in quello collettivo che in quello individuale, più discrezionale, non teniamo conto dell’assenza per maternità e allattamento delle donne. 

D - Da questo punto di vista che cosa è lecito aspettarsi per il futuro? 

R - Quello che è lecito aspettarsi è un’evoluzione a favore delle donne perché se è vero che non c'è una politica specifica è anche vero che ci ritroviamo più donne in carriera, che stanno crescendo, in termini di quantità e di qualità e quindi possiamo aspettarci di avere più quadri apicali donne e più dirigenti donne. La politica basata sul rispetto, sulle competenze, sulle esperienze e sulle capacità professionali acquisite indipendentemente dal genere fa sì che, dato il maggior numero di donne, e la prevalenza tra loro di laureate, farà crescere la componente femminile anche ai livelli più alti. 

Bene allora noi ringraziamo il dott. Veturi per il suo intervento e ci diamo appuntamento al prossimo podcast.