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In questa puntata di Data Corner ci occupiamo di Italia e di PNRR e lo facciamo attraverso i dati pubblicati da Istat nel focus dal titolo “I divari territoriali nel PNRR: dieci obiettivi per il Mezzogiorno”: si tratta di un documento agile di una ventina di pagine che però condensa buona parte dei problemi del nostro paese e lo fa in un’ottica conoscitiva finalizzata alla buona esecuzione del Piano.

Testo Podcast

Buongiorno a tutti e bentrovati, io sono Gabriele Carones e questo è “Data corner” l’approfondimento periodico di SOSE dedicato ai dati, agli studi e alle ricerche riguardanti i temi di cui ci occupiamo vale a dire economia, fisco ed enti locali. 

In questo appuntamento mi accompagna Giancarlo Ferrara che è un esperto di statistica e di economia e in SOSE è il Responsabile del nostro Centro Studi.  

D: Oggi ci occupiamo di Italia e di PNRR e lo facciamo attraverso i dati pubblicati da Istat nel focus dal titolo “I divari territoriali nel PNRR: dieci obiettivi per il Mezzogiorno”: si tratta di un documento agile di una ventina di pagina che però condensa buona parte dei problemi del nostro paese e lo fa in un’ottica conoscitiva finalizzata alla buona esecuzione del PNRR. Come dire, bene avere dei soldi da spendere, meglio sapere con precisione dove e in questa ottica il focus propone i dati utili a delineare uno stato dell’arte a proposito di alcune delle grandezze più rilevanti per lo sviluppo. Il punto di partenza del focus, che poi è anche uno dei driver del PNRR, è che il Mezzogiorno, che ricordiamo è l’area depressa più grande d’Europa, è una priorità nazionale e non a caso il 40% dei fondi del piano viene destinato a questa parte del paese. In questo senso Giancarlo, i dati riguardanti le evidenze più salienti ci mostrano che la famosa “questione meridionale” è purtroppo, viene da dire, sempre attuale.  

R: Si, dal report emerge come non sembrano evincersi processi chiari processi di convergenza, sottolineando aspetti ricorrenti come la distanza dal centro-nord o le cosiddette aree interne. 

Ciò che colpisce in prima battuta è il dato sul “PIL pro-capite” nel Mezzogiorno si aggira intorno al 55-58% del Centro-Nord 

Il livello d’istruzione nonostante un miglioramento, nel Mezzogiorno conferma una grave arretratezza dei giovani meridionali (25-34 anni). Dal 2000 in poi si registrano abbastanza stabilmente circa 3 occupati ogni 10 in meno nel Mezzogiorno rispetto al Centro-Nord. Tranne alcune eccezioni, l’intero Mezzogiorno presenta tassi di occupazione giovanile molto inferiori alla media. 

Questo si collega ai dati relativi ai servizi per l’infanzia, sappiamo cruciali ovviamente per la crescita del bambino ma anche per l’occupabilità delle donne con figli (un tema già affrontato nei nostri precedenti incontri). Sebbene L’offerta di questi servizi sia cresciuta su tutto il territorio nazionale, i gap restano significativi. Nella fascia 0-3 anni due terzi dei bambini nel Mezzogiorno vive in contesti con livelli di offerta inferiori agli standard nazionali. 

Guardando poi agli aspetti strutturali, L’obsolescenza delle reti idriche è un fattore critico. Nel Meridione addirittura si registrano perdite per circa la metà dell’acqua per uso civile. 

Un elemento già noto ovvero la densità della rete ferroviaria è nettamente più bassa, soprattutto nell’alta velocità ed è aumentato il gap qualitativo (58,2% di rete elettrificata; 79,3% del Centro-Nord). La contrazione della spesa pubblica ha inciso negativamente sui LEA (Livelli Essenziali di Assistenza). Permane infatti una diffusa “emigrazione sanitaria”: 

Concentriamoci adesso su alcune delle dimensioni più rilevanti e iniziamo da quelle propriamente economiche, vale a dire PIL-pro capite e occupazione giovanile. Prendendo per assodato che l’Italia comunque viene da vent’anni di stagnazione e di crescita bassissima della produttività, se guardiano a ricchezza e lavoro giovanile bisogna dire che l’Italia, nonostante gli sforzi della politica di coesione, si conferma ancora sostanzialmente divisa in due.  

Guardando la dinamica,  

2019        2020     2021 

28,944 

26,456 

28,385 

Quindi sostanzialmente sui livelli pre-pandemia nel 2021 il PIL reale del Mezzogiorno è di circa 18mila euro mentre al centro-nord  33mila, a livello regionale il minimo è rappresentato dalla Calabria con 16mila ed il massimo dal Trentino Alto-Adige pari a 40mila, siamo ben oltre il doppio. Da sottolineare poi come le regioni che in assoluto hanno recuperato rispetto al 2019, quindi possiamo dire con invarianza, sono la Lombardia Puglia e Basilicata.

Concentrando poi l’analisi sul Tasso di occupazione 25-34 anni nel 2021, al centro-nord osserviamo un valore del 72% mentre al mezzogiorno del 46%, un aspetto da sottolineare (per quanto su valori bassi) è che il mezzogiorno (a differenza del centro-nord) è in miglioramento rispetto al 2019. 

Questa volta è la Sicilia la regione con il tasso più basso, pari al 40%, mentre il massimo si registra in Veneto per un valore pari al 76%. 

Affrontiamo ora due dimensioni che hanno sempre un rilievo economico ma sono di natura immateriale, vale a dire l’istruzione e le competenze degli studenti. Anche qui dobbiamo partire da una nota dolente e cioè che l’Italia è agli ultimi posti nella graduatoria europea per livello di istruzione: i dati del 2020 ci dicono che la quota di popolazione con titolo di studio terziario nel nostro paese è il 19,6% contro il 33,2% dell’Unione Europea. Se a questo aggiungiamo che le rilevazioni Invalsi confermano un livello più basso di competenze in tutte le materie per gli studenti del Mezzogiorno il quadro generale rischia di essere preoccupante.  

Sicuramente si evidenziano passi in avanti nei livelli d’istruzione del Mezzogiorno, il divario appare ancora piuttosto marcato. In quest’area geografica il 50% delle province (in cui risiede l’80% di abitanti) si colloca nel raggruppamento con una “bassa istruzione” molto diffusa, situazione del tutto marginale nel Centro-Nord (1,4% delle province e 0,7% di popolazione residente). 

Ricordiamo che nel focus in questione ci sono anche altri dati interessanti che invitiamo ad approfondire. Tutti temi sui quali il PNRR rappresenta oggettivamente un’occasione cruciale di sviluppo. 

Bene allora grazie Giancarlo per questo approfondimento e alla prossima.